Concorsi

Domenica 6 aprile 2025, nella Sala Consiliare del Palazzo Ducale di Martina Franca, si è tenuta la premiazione degli autori partecipanti alla prima edizione del premio di poesia "Parnaso delle Muse".
Il Parnaso è un'associazione culturale fondata da Alessandro Caroli nel 2001, lo stesso che nel 1975 aveva ideato e fondato il Festival della Valle d'Itria.

Quest'anno, per festeggiare i 25 anni dalla propria fondazione, il Parnaso ha voluto bandire un concorso di poesia in lingua italiana.

La partecipazione è stata ampia, con autori provenienti da varie città (Roma, Rimini, L'Aquila, Bari, Martina Franca, Persone di ogni età, dall'adolescenza alla terza età.

Le poesie hanno rivelato un mondo variegato sia nel contenuto che nella scrittura.

La commissione giudicatrice composta da sette membri e presieduta dalla prof.ssa Stella Maria Castellaneta, titolare della cattedra di letteratura italiana presso l'universitò di Bari, ha selezionato 10 poesie per l'assegnazione di un attestato di merito di cui le prime tre hanno ricevuto in premio una targa.

Lettura delle poesie a cura di Raffaele Agrusta. Al pianoforte Alessandra Corbelli.

Elenco, in ordine alfabetico, dei dieci autori finalisti:

PREMIAZIONE

PRIMO CLASSIFICATO. Targa Alessandro Caroli

MARCELLO TAGLIENTE


Motivazione della giuria

Per il vibrante afflato umanitario e l’anelito pacifista, per la tensione drammatica del ritmo lirico e l’osmosi fonico-sintattica, perché questa poesia preghiera, spalancata sul mare ‘in un roseto di parole fragili’, si fa grido di pace nel deserto dell’anima e luce del perdono nell’eclissi della pietà. Perché al Mediterraneo, custode di memorie e testimone di stragi, chiede salvezza senza baratto e nel raccordo ideale fra i popoli, di ieri
e di oggi, ricorda che siamo tutti figli dell’esilio.

Le sette porte del mare

Il deserto di Siria ha il volto
delle persone che hai perduto
e continui a inseguire
ai confini di un'eclissi di pietà
in questa notte di cercatori di stelle.
E ora sono qui tra le strade deserte di Latakia
a curare la mia anima,
a cercare sigilli di eternità in un roseto di parole fragili.
La mia preghiera spalanca la sua finestra azzurra
e interroga le sette porte del mare
e in ognuna raccoglie
carovane di angeli in cerca di salvezza,
lucciole smarrite, melodie tristi di delfini, astrolabi confusi,
scialuppe rovesciate di corallo,
rosari abbandonati sugli scogli di Cutro,
passaporti senza identità.
E in ognuna si inginocchia e invoca il perdono.
Pace a voi, pace al vento di khamsin,
pace alle moschee degli Omayadi
e ai Santi di Maaloula,
pace agli addii, pace alle lacrime.
Siamo tutti figli dell'esilio
portati via dalle onde,
ma noi siamo quelli che restano
a custodire l'infinito.
Noi siamo i giorni senza altre parole d'amore.

 

SECONDA CLASSIFICATA

EUGENIA TABELLIONE

Motivazione della giuria

Per l’armonia delle forme, il tratteggio coloristico in una sapiente trama fonica che accarezza l’ascolto, questa poesia gentile dello sguardo pennella la parola di assonanze e consuona con la dolcezza ottobrina che diviene risonanza identitaria in una vertigine di calma voluttà. E arrivò ottobre E arrivò ottobre alla finestra disattenta di chi credeva in un’estate costante. L’odore di foglie bagnate imbastiva vertigini soavi. Spicchi di tramonti rosseggianti scaldavano gli ultimi nidi che, impavidi, si attardavano a crescere. Nuvole rapide disegnavano mappe ermetiche per chi guardava in cerca di un nuovo inizio. Ottobre mi piovve dentro con i suoi colori dolciastri. Raggi di sole assonnati tintinnavano tra i cespugli dei ciclamini. Violacei come i miei pensieri che rincorrevano timidi un autunno immortale. E bastò uno sguardo per sottrarre un’ora d’amore al canto effimero della ragione.

 

E arrivò ottobre

E arrivò ottobre
alla finestra disattenta
di chi credeva in un’estate costante.

L’odore di foglie bagnate
imbastiva vertigini soavi.

Spicchi di tramonti rosseggianti
scaldavano gli ultimi nidi che,
impavidi, si attardavano a crescere.

Nuvole rapide disegnavano mappe ermetiche
per chi guardava in cerca
di un nuovo inizio.

Ottobre mi piovve dentro
con i suoi colori dolciastri.

Raggi di sole assonnati
tintinnavano tra i cespugli dei ciclamini.

Violacei come i miei pensieri
che rincorrevano timidi
un autunno immortale.

E bastò uno sguardo
per sottrarre un’ora d’amore
al canto effimero della ragione.

 

TERZA CLASSIFICATA

MARIA ANTONIETTA GRIFFI

Motivazione della giuria

Questa poesia contrappunto è un inno alla vita, alla libertà e al rispetto dell’unicità della persona. Con parole e sangue si fa polifonia di un’umanità appassionata che contrasta il rifiuto, la marginalità e il silenzio: rumori assordanti. Mentre la disarmonia ritmica restituisce lacerazioni e dissenso.

 

Rumore

Quelli come noi la vita
non li vuole
Merce avariata, li risputa
Troppo tutto e troppo poco

Che a tenerli si fa fatica
Ci si vergogna e li si nasconde
Perché non hanno limiti
e neanche ne conoscono

Perché fanno rumore
anche in un angolo
Anche quando indossano una maschera
Li riconosci dalle dita
quando si muovono nervose
a scarabocchiare pensieri

Dallo sguardo dritto e intenso
Bramano vita e respiri profondi
Desiderano tutto
Disegnano fuori dai margini.
Ne creano altri, decisi e dai contorni spessi
Colorano con pennelli indelebili
Raschiano la tela e lasciano il segno
sui corpi che attraversano,
che hanno visitato e abbandonato
come fiere affamate
e finalmente sazie
A marchiare ciò che appartiene

Quelli come noi la vita la desiderano vogliosa
La libertà la sentono sotto pelle e brucia
Quelli come noi la vita li risputa.